
Un giorno sei lì, felice e spensierato, “…trallallà, trallallà…” e poi anche “…loca, loca, loca…”, mentre costruisci dei cilindri idraulici e all’improvviso ti arriva una riparazione, urgente ed inaspettata, per cui non ti resta che correre per aiutare quella persona a risolvere il suo problema, indipendentemente dal fatto che sia un tuo amico o cliente o conoscente o nemico o parente o qualsiasi altra categorie di persona.
Dopo aver definito che cosa risulta necessario fare per riparare quel cilindro idraulico molto urgente, ti prodighi alla ricerca del materiale, che come al solito in magazzino non ne hai a sufficienza, per cui partono telefonate lusinghiere, ma anche imperative, per reperire quanto ti serve, in quanto hai deciso che tu, si proprio tu, darai un servizio così buono e veloce da farti ricordare positivamente.
In seguito inizi la lavorazione e cerchi di elevare sempre e comunque la qualità del tuo lavoro, a volte rispettando le caratteristiche del cilindro idraulico da riparare ed altre volte negandole con forza e decisione in quanto alcuni “pool di ingegneri” a volte seguono criteri un po’…retrò (per non dire altre parole…), ma sarebbe molto interessante discutere con loro le ragioni che gli hanno spinti nello scegliere determinati materiali, dimensioni e caratteristiche costruttive, ossia di aver fatto delle cazzate un po’ naif.
Quando consegni il tuo lavoro, sicuramente migliore dell’originale, sei molto fiero e felice ed inoltre sei sicuro che quel cliente non tornerà più con quel prodotto, a meno che una convergenza astrale non si abbatta in una congiuntura quantistica, nella vita lavorativa del medesimo…
E ritorni quindi ad essere spensierato, “…Alejandro…” ed anche “…Another one bites the dust…”, ma anche “…John the revelator…” e poi inaspettatamente arriva una riparazione ed inizi quindi il solito percorso propositivo, attivo e collaborativo, ma in seguito entro breve tempo arriva un’altra riparazione, poi un’altra ancora sino a metterti in parte in difficoltà.
Pur avendo molta esperienza, che cosa potresti fare?
Beh, l’unica soluzione in questi casi consiste nel seguire con assoluta disciplina militare il proprio protocollo organizzativo, centralizzando le richieste di materiale, le eventuali ri-progettazioni e le lavorazioni, che siano da eseguire in azienda o parzialmente in collaborazione con qualche azienda esterna.
Poi ti ritrovi al montaggio ed al collaudo e…
E succede che il lavoro inizia bene, ma ad un certo punto una chiave si deforma, “…vabbè sarà un caso..”, e vai avanti tranquillo, ma poi un’altra tipologia di chiave si piega, “…mmm, capita!…” ed infine un’altra si spezza, ed a quel punto ti inalberi, in quanto quei bellissimi strumenti “Italiani” non sono più quelli di un tempo; allora non ti resta che partire di corsa ed andare ad acquistare quanto necessario per poter garantire, come sempre, un servizio eccellente in termini di celerità ai tuoi clienti.
Quando hai raggiunto la ferramenta 3.0, (non la Prealpina, Self, Ikea o altri posti del genere…), chiedi al tuo amico/fornitore di darti, per cortesia, delle chiavi di altri costruttori, magari stranieri, che abbiamo una durata superiore, perché il problema successo in passato si è ripresentato più volte, per cui si deve valutare una strada alternativa; lo stesso sentendo la tua richiesta inscena una tragedia dantesca, (che a tuo avviso sembra più una commedia), con frasi del tipo :
- “…noi aziende Italiane ci dobbiamo aiutare reciprocamente…”; (Ok, ci può stare)
- “…non devi acquistare prodotti stranieri perché non funzionano…”; (mmm, mi sembra un po’ una cazzata)
- “…i prodotti Italiani hanno un background qualitativo migliore…”; (Caspita, allora gli altri prodotti si rompono solo a guardarli?)
- “…se non compri prodotti “Italiani” non aiuti il PIL e la “crisi” peggiora…” (Che palle, le solite cazzate pessimistiche…)
E poi scopri che Beta, Usag ed altre aziende costruiscono all’estero…quindi questo nazionalismo a che serve?
Tornato in azienda riprendi il lavoro interrotto e quando arrivi quasi alla fine di tutte queste emergenze, terminando quindi tutti i montaggi ed i collaudi, et voilà! un’altra chiave si snerva sul più bello, un po’ come a volte capita in pratiche più “profilattichesche” generando un bel “patatrac ingravidante”; non sai bene come reagire ma hai un sussulto evolutivo, che ti trasforma per qualche secondo in un individuo bipolare, che per un attimo si rattrista alternando altri attimi “incazzosi” facendoti provare sensazioni comparabili con “…Hulk spacca!…”.
E allora sei tu, che non sei capace a lavorare?
Beh, bella domanda ma la risposta non è così semplice da elaborare, (comunque no, assolutamente no), quindi con una notevole destrezza ed abilità socio-culturale, pensi al tuo caro amico fornitore 3.0 e telepaticamente lo mandi affanculo augurandogli inoltre ripetuti “water-moments”…; dopodiché potresti decidere di non pagargli la futura fattura, ma la tua onesta intellettuale ed aziendale, ed inoltre la tua etica e professionalità non ti permettono di fare “il cinghiale della situazione”.
Decidi quindi di inviargli una breve comunicazione, spiegandogli il problema riscontrato e decidendo quindi di fargli presente che il suo “nazionalismo” se lo può infilare…definendo la fine della collaborazione lavorativa; questo però ti comporta la necessità di aprire gli occhi e cercare altre soluzioni, sino a quando ti ricordi di quel “baffo” che in passato faceva un bel programma televisivo.
Com’era già il titolo? Inizialmente non ricordi, ossia ti è rimasta impressa l’immagine di quell’azienda che costruisce delle moto custom, con quei manubri allungati e la posizione di guida un po’ “svaccata”; cavolo, proprio non ricordi ma poco a poco inizi a visualizzare alcuni punti cardine di quelle puntate, ossia il padre che urla, il figlio che un paio di volte scappa, l’altro figlio, (un po’ cinghialotto…), che si dà all’arte…
Poi inizi a focalizzare maggiormente il tutto e ti ricordi che avevano fatto una motocicletta speciale per la Gillette, poi un’altra per l’Aventador della Lamborghini, ed oltre a questo ti torna in mente il nome Jason, ovvero un ragazzo che era un vero mago nell’utilizzare una tavoletta grafica per creare gli schizzi dei prototipi; cavolo non può essere così difficile ricordare il nome di quel programma, del resto che cosa costruivano? motociclette personalizzate molto allungate, che si chiamano anche? mumble mumble, mi sembra chopper, ma no dai non può essere così facile, e dov’è che le costruivano? Mah, ti sembra in America, per cui facendo 1+1, probabilmente il programma si chiamava American Chopper, mmm ripeto, non può essere così facile, ma googlando un po’…ti accorgi che in effetti era proprio quello il programma, e non comprendi il motivo per il quale non ti ricordavi quel nome, ma bensì i vari avvenimenti delle puntate (saranno i misteri del cervello dell’”Homo” Sapiens-Sapiens).
Ma con questo cosa voglio dire?
Semplicemente che ricordi, tra le varie scene, il nome di una marca specifica di attrezzi, ed anche qui ti fai aiutare da zio Google, pur non sapendo da che parte partire; dopo aver utilizzato varie tipologie di parole ti ricordi che nel nome c’èra un “on”, e cercando cercando, finalmente arrivi al “trofeo Googliano” ossia Snap-On.
Inizi quindi con trepida curiosità a cercare rivenditori e/o distributori sino a quando cosa scopri? (In quei momenti ti senti proprio un pirla…”), semplicemente scopri che quel cliente con cui avevi collaborato più volte in passato era poi diventato un rivenditore ufficiale, (come tra l’altro ti aveva anticipato in precedenza…).
E allora non ti resta che provare…
Dopo averlo contattato, lui con estrema celerità e cortesia, indipendentemente dal fatto che tu sia un suo fornitore o meno, ti invia un catalogo aggiornato ed in seguito ad un’approfondita analisi dei prodotti, decidi con un po’ di dubbio amletico, di provare una chiave per un’applicazione specifica che si ripete nel tempo.
Quando ricevi quel prodotto decidi, come non mai, di testarlo a fondo e gli fai di tutto e di più, un po’ come quando un rapporto affettivo si interrompe e decidi di sfogarti con una persona molto amica in tutti i modi possibili ed inimmaginabili…(chiaramente solo da un punto di vista “filosofico” eh…); niente!, non si rompe, non flette, non si deforma…mmm non è possibile, ma decidi di provare altri prodotti ma l’esito è lo stesso, per cui inizi a provare una certa serenità interiore al limite dell’orgasmo neuronale.
Si, si bella storia, ma quindi?
Questa purtroppo, o per fortuna (dipende dai punti di vista), non è una storia ma “la dura verità” (bel film…), che mi ha portato a prendere una decisione non facile, ossia aggiornare poco per volta la nostra attrezzatura eliminando dell’attrezzatura “Italiana”, in modo da avere una certa tranquillità operativa ed elevare ulteriormente i nostri standard qualitativi/lavorativi.
Se ti aspettavi qualche link o collegamento a prodotti vari o al rivenditore di cui parlavo, beh non mi resta che deluderti, però ti posso dire se vuoi utilizzare dell’attrezzatura eccezionale, (non ho detto buona, ma bensì eccezionale), che ha un certo valore, resistenza e qualità e se inoltre vuoi essere seguito ed aiutato da una persona, ossia quel rivenditore, appassionata e preparata che fornisce anche molte aziende del settore aereonautico, beh non ti resta che contattarmi, ma chiaramente solo se sei veramente interessato a risolvere i tuoi problemi operativi ed a fare un salto di qualità.
Mi rendo quindi disponibile nel fornirti quel contatto e darti maggiori informazioni, e per fare questo è sufficiente inviarmi un’e-mail all’indirizzo : attrezzatura@omas-to.it
Ti ringrazio comunque per avermi dedicato un po’ del tuo tempo della tua vita, per leggere tutto questo “papiro”.